venerdì 3 aprile 2009

Fabrizio Plessi

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Testo di preentazione alla lezione tenuta da F. Plessi al Liceo Artistico di Treviso, 30 marzo 2009

Fabrizio Plessi è un artista autonomo che schiva le definizioni. Impiega il legno e la luce ma non appartiene all’Arte Povera; è un videoartista ma non nel senso puro del termine: «Il mio amico Bill [Viola] lo è!», mi ha confidato con nonchalance  il 4 marzo scorso.
Plessi, emiliano d’origine, si trasferisce giovanissimo a Venezia al termine degli anni cinquanta mentre la città vive una stagione di autentico fermento culturale. La Biennale è la cartina di tornasole del panorama artistico mondiale – e Plessi è presente quando nel 1962 il premio per la pittura va a Robert Rauschenberg -; incontra Erza Pound ai caffè delle Zattere e si conquista persino l’amicizia del più schivo degli artisti veneziani, Edmondo Bacci.
Prende le mosse dalla pittura tradizionale ma presto accetta la “sfida” del video quale strumento inedito, differente – e apparentemente antiestetico– da inserire in un contesto tradizionale, perché passato e futuro possano convivere, sia concettualmente che fisicamente. Il coraggio viene premiato e i musei stranieri – prima forse di quelli italiani – ospitano le sue installazioni fino alla consacrazione della VIII Documenta del 1987. Seguono a ruota le Biennali, la Fondazione Mirò di Barcellona nel 1993, il Guggenheim di New York nel 1998, il Martin Gropius Bau di Berlino nel 2004... È l’artista che ha “incendiato” le finestre del Museo Correr di piazza San Marco per spegnerle poi con una cascata d’acqua (2002), che ha issato una vela di 22 metri ai giardini della scorsa Biennale e che recentemente Luis Vuitton ha contattato per celebrare il suo pluriennale impegno nell’American’s Cup.
Plessi è uno scultore classico contaminato dalla tecnologia: non rinuncia al legno, al marmo, alla lava, al corian, al fuoco della fusione ma li tratta in maniera anticonvenzionale, li impiega attraverso il video. Egli resta però nel profondo anche un faber che schizza quanto appare nella sua mente e a quanto dovrà scorrere in seguito sullo schermo.

C.B.