Domenico Rambelli |
http://cav.unibg.it/elephant_castle/web/numeri_monografici/la-grande-guerra/24
In occasione della ricorrenza del centenario
del I conflitto mondiale, tragico evento che segnò indelebilmente la storia e
la società del XX secolo, Elephant & Castle dedica un numero ai
monumenti della Grande Guerra, occasione per una riflessione sul concetto
stesso di commemorazione. Il titolo dell’appello ha tenuto conto sia
dell’espansione geografica dell’avvenimento – accogliendo per la prima volta
anche un contributo in lingua francese – che delle differenti modalità
analitiche, portandomi inevitabilmente alla creazione di un numero eterogeneo,
con contributi dal taglio più tradizionalmente storico-artistico ad articoli
che indagano gli aspetti legati alla percezione, alla riproduzione e
riproposizione fotografica del monumento, sino alla testimonianza
cinematografica e letteraria. Nell’impossibilità di esaurire un tema tanto
vasto e sfaccettato in un solo numero monografico, gli otto contributi offrono
altrettanti inediti punti di vista su singoli casi del fenomeno commemorativo.
Il numero apre con due interventi su scultori italiani che bene esemplificano
il passaggio da un linguaggio ancora tardo risorgimentale della commemorazione
a soluzioni novecentiste, entrambi segnati dal dibattito sul monumento al Fante
italiano. La figura di Vincenzo Pasquali (1871-1949) autore di numerosi
monumenti ai caduti della Grande Guerra distribuiti sul territorio ligure è il
soggetto dell’articolo di Alessandra
Piatti che passa idealmente il testimone a Cristina
Beltrami concentrata sul monumento ai Caduti di Viareggio, opera di
Domenico Rambelli (1886-1972) alla ricerca di un aggiornamento linguistico
rispetto alle formule della scultura europea e sperimentale relative al
soggetto. I tre interventi successivi affrontano la questione della ricezione
del monumento e del concetto di condivisione del cordoglio: Tommaso Casini
prende in esame le effigi degli eroi della Prima Guerra al Pincio di Roma, la
loro successiva mitizzazione propagandistica per infine analizzare le modalità
di una percezione contemporanea che tocca le corde della memoria, spesso
dell’oblio e arriva talvolta al gesto estremo della vandalismo. L’articolo di Katia Paronitti
segue puntualmente il pellegrinaggio della salma del Milite ignoto registrando
come l’evento sia stato riportato sia dalla stampa che dal celebre
lungometraggio, Gloria. L’aspetto della ricezione e della percezione è
spinto sul campo estetico-filosifico da un terzo articolo, quello di Ludmilla
Malinovksy: la studiosa s’interroga su come la fotografia sia in
grado di ridare valore estetico anche alle steli più banali, ampliandone
l’accessibilità e riattualizzandone il messaggio. L’analisi monumentale, nella
sua forma architettonica e nel rapporto urbanistico con la città, è al centro
del contributo di Vincenza
Garofalo sul monumento ai caduti di Palermo, affidato ad Ernesto
Basile (1857-1932) in commemorazione del cinquantenario della battaglia del 27
maggio 1860 e che oggi ha valenze radicalmente differenti dai suoi presupposti.
Anche l’articolo di Elena Franchi
si concentra su un soggetto architettonico - il tempio votivo del Lido –
sottolineandone però la valenza simbolica: il tempio dunque come emblema di
preghiera e di fede, calato in un contesto storico ben delineato. Tocca una querelle
letteraria l’intervento di Rosella Mamoli
Zorzi che muove dalla stele eretta nel 1979 a Fossalta di Piave,
dove Ernest Hemingway (1899-1961) fu ferito l’8 luglio del 1915, per analizzare
sia come lo scrittore abbia portato una ventata di spietato realismo rispetto
all’idea della guerra radicata nella narrativa statunitense sia per chiarire i
fraintendimenti con Giovanni Comisso (1895-1969) di fronte alla medesima
esperienza del fronte.