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martedì 13 settembre 2011
Illuminations – La Biennale di Venezia
Venezia (Giardini e Arsenale)
Fino al 27 settembre 2011
Sotto il titolo di Illimination si articola la prima Biennale di Venezia curata da una donna – Bice Curiger – una mostra elegante, che lega l’arte antica con quella moderna, che cerca la via dell’illuminazione anche attraverso i piccioni impagliati di M. Cattelan (Turisti, 1997 e 2011); le cere di Nairy Baghramian, l’illusione minimal di Peter Fischli e David Weiss, le sospensioni di Gabriel Kuri… solo per citare alcuni pezzi del padiglione centrale.
Under the title Illumination Bice Curiger – the first solo-woman curator in the Art Biennale history – has developed her choice in an elegant exhibition that links ancient (Tintoretto) and modern art (Turists by Maurizio Cattelan, 1997 and 2011); passing by the waxes by Nairy Baghramian, the minimal illusion of Peter Fischli and David Weiss, the suspensions by Gabriel Kuri… just to have a rapid sight at the central pavilion.
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venerdì 26 settembre 2008
Italics (2)
fino al 22 marzo 2009
Venezia, Palazzo Grassi
Italics riprendere idealmente un discorso interrotto da Germano Celant al 1968 con la mostra Italian Metamorphosis allestita al Guggenheim di New York nel 1995, ed è anche l’occasione di “esportare” i 106 artisti scelti da Bonami negli USA, realtà collezionistica e museale che ha sempre circoscritto l’arte italiana a pochi nomi. Nel 2009 infatti la mostra si trasferirà a Chicago e con lei la stanza-cubo riflettente di Michelangelo Pistoletto (The Cubic Meter of Infinity in a Mirroring Cube, 1966-2007), le raffinatissime tele rigonfie di Agostino Bonalumi (Bianco e nero, 1968), i giochi d’ombre di Bruno Munari, l’ironico Bidibidobidiboo (1995) di Cattelan, il povero scoiattolo che l’ha fatta finita nella cucina in formica delle nostra infanzia (per lo meno della mia e di quella di Cattelan!). Tra i giovani hanno spazio Giuseppe Gabellone (L’assetato, 2008), Alice Cattaneo e Patrick Tuttofuoco.
È vero che mancano alcuni nomi “da manuale” – ragione di tante polemiche estive (Plessi, Kounellis, Paladino..) – ma è anche vero che la personalissima scelta operata da Bonami sorprende a ogni stanza per chiudersi, come si era aperta, con la scultura: Fabro, lo spiritato primo gesso, foto di Paolo Mussat Sartor. Per maggiori informazioni: www.palazzograssi.it
Italics restarts the thought on the Italian art from the 1968, date of the end of Italian Metamorphosis, the exhibition curated by Germano Celant in the Guggenheim Museum in New York in 1995. It’s also the occasion to “show” the 106 Bonami’s artists in the USA, a reality that has always confined the Italian modern art to only few names. In 2009 in fact the exhibition will be moved in the Chicago Museum with The Cubic Meter of Infinity in a Mirroring Cube (1966-2007) by Michelangelo Pistoletto, the refined three-dimensional canvases by Agostino Bonalumi (Bianco e nero, 1968), the shadow games by Bruno Munari, the ironic Bidibidobidiboo (1995) by Cattelan, the little poor squirrel that has suicides himself in the ant kitchen of our childhood. The young generation is represented by Giuseppe Gabellone (L’assetato, 2008), Alice Cattaneo and Patrick Tuttofuoco.
If it’s true that there are some omissions (as Plessi, Kounellis, Paladino...) it’s also true that the personal choice by Francesco Bonami marvels in every room. For further information: www.palazzograssi.it
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mercoledì 24 settembre 2008
Italics (1)
fino al 22 marzo 2009
Venezia, Palazzo Grassi
Quale è l’idea che Francesco Bonami ha della scultura italiana degli ultimi quarant’anni? Italics si apre con gli otto marmi di Maurizio Cattelan (All, 2008) e con un’Italia di Luciano Fabro. Ritorna subito – il percorso non è cronologico e il curatore stesso precisa fin da subito di “non essere uno storico dell’arte” - agli anni sessanta che hanno dato i natali all’arte povera di Giuseppe Penone: Essere Fiume 4 mette a confronto una pietra sagomata da strumenti umani con una modellata naturalmente dal logorio dell’acqua di un fiume. La personale riflessione di Carol Rama (Presagi di Birman) fa da specchio all’ansia di un’intera generazione, sentimento tradotto invece in ironia dal geniale Pino Pascali con la sua enorme Vedova blu in legno e pelliccia sintetica (1968) o da Gino Marotta (Albero del paradiso, 1972) o da Stefano Arienti con Cassetto con strisce (1987-89).
What’s the Francesco Bonami’s idea of the Italian sculpture in the last 40 years? Italics opens with 8 marbles by Maurizio Cattelan (All, 2008) and with an Italy by Luciano Fabro. The path – that has not a chronological sequence – comes back soon to the 60’s that’s have seen the birth of the “arte povera” that is here represented by Giuseppe Penone: Essere fiume 4 makes a comparison between two stones, one carved by the artist and the other one by the natural wrapping of the water river. The personal reflection by Carol Rama (Presagi di Birman) is like a mirror of the anxiety of an entire generation, that has been transformed in irony by the genius of Pino Pascali with his big Vedova blu in wood and synthetic fur (1968) or the Paradise tree by Gino Marotta or again the Cassetto con strisce (1987-89) by Stefano Arienti.
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